ROMA – Maggiori risorse e rispetto per categoria: “Il patto per lo sviluppo è sicuramente il tema di oggi“. La Confsal ha lanciato questo messaggio nel congresso che ha celebrato a gennaio.

A parlare Elvira Serafini, Segretario Generale Snals, intervistata a Napoli dall’agenzia Dire, a margine della manifestazione in piazza Plebiscito organizzata dal sindacato.

Lo Snals “un patto per lo sviluppo lo ha siglato con il premier Giuseppe Conte e con il ministro Marco Bussetti. Abbiamo ottenuto ottimi risultati da un accordo per il mondo che io rappresento, ovvero il comparto istruzione, ricerca, università e Afam. Una riapertura di una fase contrattuale nuova, con risorse che saranno migliori rispetto a quello che era il Def. Abbiamo puntualizzato anche un percorso agevolato per precari e anche per il personale Ata, poco considerato dal vecchio contratto. E poi sulla regionalizzazione siamo riusciti a dire no. La scuola non può essere divisa”.

Infine, le priorità del nuovo contratto: “Maggiori risorse e più rispetto per la categoria, più volte schiaffeggiata con un contratto per nostra fortuna scaduto il 31 dicembre 2018”.

 

“Patto sociale per lo sviluppo, superamento del reddito di cittadinanza con il rilancio delle politiche attive per il lavoro e trasformazione della paga minima in salario garantito”.

Questi i temi che sono stati al centro della seconda manifestazione organizzata in occasione del 1° Maggio, in Piazza del Plebiscito a Napoli, dalla Confsal, la quarta confederazione sindacale
italiana, quella autonoma.

L’iniziativa della Confsal ha registrato, anche quest’anno, una grandissima partecipazione, con oltre 20mila persone intervenute in piazza da tutte le regioni italiane.

La Confsal ha lanciato in piazza il Patto sociale per lo sviluppo che coinvolga tutti gli attori del sistema – Paese, con l’obiettivo di valorizzare il lavoro pubblico e quello privato, stimolare la crescita economica e far ripartire l’occupazione, attraverso politiche a misura della persona e a misura dell’impresa.

Margiotta ha ribadito le sue critiche al reddito di cittadinanza, che si è rivelato “una misura valida sul fronte del contrasto alla povertà, ma del tutto inappropriata sul lato del sostegno all’occupazione.

La proposta della Confsal è quella di lavorare a una vera e propria fabbrica delle competenze, focalizzata sulla formazione delle professionalità maggiormente richieste dalle imprese”.

Per quanto riguarda il salario minimo, il segretario Confsal sostiene che a tutti i lavoratori va garantito un salario minimo il cui importo però è quello stabilito dai contratti collettivi nazionali di riferimento.

Alla provocazione lanciata dal segretario della Cgil, Margiotta risponde NO al sindacato unico e rilancia la sfida per la costituzione di un fronte unitario del lavoro che persegue obbiettivi comuni, fermo restando l’autonomia e l’indipendenza di pensiero di ciascuna organizzazione sindacale.

Comunicato stampa

 

L’intesa siglata tra il Governo e le Organizzazioni sindacali del Comparto Istruzione e Ricerca

 

 

 

Comunicato congiunto 

 

Istruzione e Ricerca, a palazzo Chigi firmata un’intesa per il rilancio dei settori della conoscenza.

Sospeso lo sciopero del 17 maggio, prosegue la raccolta firme contro la regionalizzazione

 

A seguito di una notte intera di confronto, a tratti serrato, oggi a palazzo Chigi le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative del comparto istruzione e ricerca (FLC- Cgil, Cisl FSUR, Federazione UIL Scuola RUA , SNALS Confsal, Gilda-Unams) hanno sottoscritto un’intesa con il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, e con il Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti.

Si è dunque rivelata utile e positiva la disponibilità, manifestata dal Presidente del Consiglio e dal Ministro dell’istruzione, al confronto con i sindacati della Scuola, dell’Università e AFAM e della Ricerca; è per questo auspicabile che lo svolgimento di corrette relazioni sindacali sia sempre più valorizzata come scelta di metodo permanente e ordinaria, non solo come risposta a iniziative di mobilitazione.

Nel merito, dopo che le organizzazioni sindacali hanno ribadito temi e obiettivi alla base della proclamazione dello sciopero, si è giunti alla definizione di un testo di possibile intesa che muove da una chiara e condivisa considerazione del ruolo assegnato alla scuola per garantire identità e unità culturale del Paese, anche attraverso l’unitarietà dello stato giuridico del personale, il valore nazionale dei contratti, un sistema nazionale di reclutamento del personale e le regole per il governo delle scuole autonome.

Per quanto riguarda il rinnovo del CCNL, il governo si è impegnato a stanziare risorse per il triennio 2019-21 per recuperare la perdita del potere d’acquisto degli stipendi dell’intero comparto. A tal fine, entro il triennio di vigenza contrattuale saranno reperite ulteriori risorse destinate al personale della scuola per allineare gradualmente gli stipendi alla media di quelli degli altri Paesi europei.

Sul versante del contrasto alla precarietà, il governo si impegna ad attivare un piano di stabilizzazione del personale non di ruolo, con particolare attenzione ai docenti precari con tre anni di servizio, riconoscendone l’esperienza in tal modo maturata all’interno di un percorso riservato finalizzato alla immissione in ruolo.

Un significativo passaggio dell’intesa riguarda la valorizzazione del personale ATA attraverso il riavvio della mobilità professionale a partire dagli assistenti amministrativi facenti funzione di DSGA.

Per i dirigenti scolastici, di cui l’intesa prevede il pieno riconoscimento del ruolo e delle connesse responsabilità, si conviene l’attivazione di un tavolo specifico che affronti le principali criticità denunciate in occasione della indizione dello sciopero.

Assumendo l’obiettivo di un forte rilancio dei settori della conoscenza come opportunità di crescita per lo sviluppo del Paese, l’intesa prevede per Università e Ricerca l’impegno del Governo a promuovere un intervento normativo per consentire maggiore flessibilità nell’utilizzo e nella determinazione dei fondi del salario accessorio. Per quanto attiene l’AFAM, si conviene di confermare e accelerare il processo di statizzazione già avviato. Previste inoltre azioni del governo volte al completamento del processo di stabilizzazione del personale precario degli enti di ricerca, un piano di stabilizzazione per iI personale che svolge attività di ricerca e didattica, nonché di assistenza tecnica e amministrativa, nelle Università.

Su tutte le questioni poste si è riscontrata la possibilità di una proficua riapertura del confronto con il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca; a tal fine si è convenuto di attivare immediatamente tavoli tecnici di confronto attraverso i quali dare piena attuazione ai contenuti dell’intesa politica.

Lo sciopero del 17 maggio 2019 è pertanto sospeso, mentre sono confermate tutte le attività di raccolta delle firme a contrasto dei progetti di regionalizzazione del sistema dell’istruzione.

Roma, 24 aprile 2019

 

 

 

 

Comunicato SNALS –

I sindacati del Comparto Istruzione e Ricerca sono stati convocati dal Governo a Palazzo Chigi martedì 23 aprile alle ore 20.

Si tratta di un primo successo dello stato di mobilitazione proclamato dallo SNALS Confsal e dalle altre sigle sindacali.

Vedremo se l’iniziativa del Governo sarà utile per l’avvio di un confronto concreto sui temi irrinunciabili della lotta dei lavoratori della scuola. Per lo SNALS Confsal l’esclusione della scuola dal disegno dell’autonomia differenziata , il rinnovo del contratto , la stabilizzazione dei personale precario docente ed ata sono le priorità della scuola.

La presenza del Ministro Bussetti all’incontro rappresenta un’occasione importante per assumere impegni politici vincolanti per l’amministrazione.

Lo Snals valuterà con attenzione le analisi e le proposte dell’esecutivo, dichiarandosi disponibile a riconsiderare le iniziative di mobilitazione solo in presenza di elementi concreti,cioè di adeguate risorse per l’allineamento degli stipendi del personale della scuola a quelli della media europea , di impegni politici per escludere la scuola dai disegni di regionalizzazione e di azioni concrete tese a garantire l’assunzione dei docenti e degli ata che da anni prestano servizio nella scuola.

Dichiarazioni generiche su promesse di investimenti in capitale umano senza le corrispondenti risorse nel documento di programmazione economica e finanziaria in corso di elaborazione non ci interessano .

Per il momento restano confermate tutte le azioni di lotta previste , compreso lo sciopero del 17 maggio.

Vi i formeremo tempestivamente sugli esiti dell’incontro e sulle modalità di prosecuzione delle iniziative di mobilitazione.

 

Serafini (SNALS): aumenti stipendiali sostanziali, concorsi riservati per precari, stop regionalizzazione o sciopero

di Vincenzo Brancatisano      17 Apr 2019 – 6:59

 

Ci devono essere segni concreti favorevoli a un aumento sostanziale degli stipendi, alla valorizzazione del personale Ata, a un riconoscimento concreto per il personale precario, con concorsi riservati veloci, e allo stralcio radicale dell’istruzione dai progetti di regionalizzazione.

Solo a queste condizioni lo Snals potrebbe rivedere la propria posizione in merito alla proclamazione dello sciopero della scuola indetto per il 17 maggio. Elvira Serafini, segretario generale di Snals-Confsal, dice di non credere più alle favole e si attende dal Governo e in particolare dal ministro Bussetti un atto di buona volontà in occasione di un imminente incontro con i sindacati. Un incontro ulteriore, rispetto agli altri due, il primo con il tentativo di conciliazione risultato poi infruttuoso e l’ultimo avvenuto la sera del 9 aprile”.

Professoressa Elvira Serafini, com’è andata?

Avevamo fatto il tentativo di conciliazione che non ha dato risultati. E’ andato deserto perché non è stato portato sul tavolo un bel niente. Se si parla di conciliazione ambedue le parti devono proporre qualcosa di costruttivo. Deve essere una cosa sostanziale, dunque occorre essere disposti a mettere qualcosa sul tavolo. Ma non c’è stata nessuna proposta seria da parte del governo. E’ stato tutto rinviato a un incontro successivo”.

E nell’incontro successivo ci sono state delle aperture da parte del ministro dell’Istruzione che possano scongiurare lo sciopero?

“Avevamo chiesto che fosse un incontro serio. E il 9 aprile in serata, il ministro ci ha detto che si sarebbero avviati il concorso ordinario per il mese di maggio, per le scuole primaria e infanzia, e a luglio per la secondaria. A noi stanno bene i concorsi, ovviamente, ma non è quella la soluzione del precariato. I concorsi ci vogliono ma, ripeto, non è la soluzione. Allora abbiamo insistito e chiesto al ministro che portasse risposte serie ai nostri quattro punti”.

E lui?

“Si è stretto sulle spalle e ha rinviato tutto a un possibile incontro successivo dove avrebbe portato risposte concrete dopo aver parlato con il premier Conte e il ministro Tria. A tutt’oggi, tuttavia, non si parla di incontri”.

Intanto è stato presentato il Def.

“Abbiamo un Def che ha confermato una situazione negativa nel pubblico impiego. Si segnala il rinnovo contrattuale fino al 2021 ma con incrementi irrisori. Ricordo che l’emergenza salariale è ciò che ha spinto noi e gli altri sindacati a proclamare lo sciopero. Non servono altre parole, ma troppe ne sono state dette in merito agli stipendi europei E bastano queste poche righe contenute nel Def per rafforzare il nostro obiettivo e convincere la categoria, ormai svilita da anni di disattenzione dei governi di turno, che questo è il momento di far sentire la protesta da parte dell’intero comparto”.

Ma di quanto dovrebbe aumentare lo stipendio dal vostro punto di vista?

“Chiediamo che siano portati ai livelli dell’Eurozona. Sappiamo bene che al momento è impossibile, ma parliamone. Chiediamo una disponibilità a trattare per vedere se in proiezione di un futuro migliore si possa trovare un varco tra il sindacato e il governo. Ma non è solo la parte economica che ci interessa. C’è anche la parte normativa. Sediamoci e cerchiamo di capire se il governo vuole impostare un atto di indirizzo, con una proposta da portare al tavolo. Sarebbe questo un segno concreto”.

Stipendi fermi e precariato crescente. Come se ne esce?

“Lo abbiamo già detto e scritto più volte. Ci serviamo di questi professioni da decenni, abbiamo usato la loro funzione da decenni, dovremmo ormai ratificare il loro rapporto a tempo indeterminato con un concorso straordinario, con un percorso accelerato. Non si può usare gente, prima considerata docente a tutto tondo, e poi a giugno lasciarla in uno stato di attesa del nuovo anno scolastico per una nomina a settembre o a ottobre attendere settembre e ottobre. Non è possibile. Chiediamo la stabilizzazione del personale. E il problema ancor di più si presenterà a settembre prossimo dopo che saranno andati in pensione tanti docenti con la Quota cento. Ripartirà la scuola ancora una volta con i precari, anzi con i supplenti, come dice il ministro Bussetti”.

Perché questa precisazione?

“Lui dice che precario esprime una condizione di disagio, il supplente invece va a coprire e svolgere le funzioni di un docente di ruolo nelle sue finzioni”.

Non ci sono solo i docenti nelle vostre rivendicazioni

“Esatto. Ci preoccupa molto la condizione del personale Ata. Oggi nelle segreterie si fa di tutto e di più, dalla valutazione dei titoli alle graduatorie. E oggi si chiede anche la valutazione dei pensionamenti, dove a monte non è stato fatto alcun corso di preparazione. La valutazione della posizione pensionistica, comprensiva della verifica dei periodi figurativi e di tanto altro, se prima la faceva l’Ufficio scolastico assieme all’Inps, oggi viene chiesta al personale Ata, che oltretutto non è stato formato e dunque non si sa neppure quali errori siano stati fatti. Abbiamo preso posizione più volte. Tutti i sindacati hanno deciso di occuparsi di questo segmento che è in grande disagio. Tante scuole inoltre sono senza il Dsga e a tutt’oggi c’è un nulla di fatto sul concorso e non so come le scuole possano andare avanti senza un dirigente. In molte scuole i dirigenti amministrativi sono sostituiti da assistenti amministrativi che lavorano bene ma poi al momento opportuno potrebbero avere un riconoscimento che invece non c’è, così quando sono stati banditi i concorsi, non sono stati previsti concorsi riservati ma solo accantonamenti. E il problema, si badi, è più grave oggi, poiché al 1 settembre prossimo ci saranno tanti posti vuoti e ancora una volta gli assistenti amministrativi saranno chiamati a svolgere le loro funzioni. Per non parlare del loro salario: non c’è una corrispondenza adeguata degli stipendi rispetto agli impegni richiesti”.

Veniamo al progetto di regionalizzazione della scuola, ulteriore motivo di scontro.

“Chiediamo con forza che non si smembri il sistema scolastico. La regionalizzazione non riguarda solo la scuola e può essere che vada bene per gli altri settori indicati dalla riforma. Ma a noi interessa che l’istruzione sia tenuta fuori dalla regionalizzazione, perché su tutto il territorio ci sia una scuola uguale per tutti senza differenze tra scuole del Nord e del Sud”.

E la regionalizzazione riguarderebbe anche il personale, almeno per Lombardia e Veneto.

“Infatti. Ed è possibile che ci siano delle differenze contrattuali , visto che i contratti sarebbero regionali, con un sistema di valutazione deciso dalla Regione, magari corrisponderebbero al partito politico del momento”.

Pensa che le differenze di trattamento potrebbero essere sostanziali nelle diverse regioni?

“Non c’è scritto da nessuna parte ma potrebbero essere di qualche centinaio di euro al mese ma il personale dovrebbe poi rispondere a delle richieste diverse da quelle dei contratti nazionali. Il pacchetto orario attuale del Trentino prevede 20 ore, come ha ricordato un collega nel corso di un’assemblea a Mestre. E se il docente invece di 18 ore ne fa 20 questo si ripercuote sugli organici e sui posti di lavoro. Infine, contratto regionale significa essere bloccati in regione e non poter partecipare alla mobilità a livello nazionale. Anche i dirigenti potrebbero essere nominati dalla Regione. Con questa sciopero ribadiremo che siamo contrari alla regionalizzazione”.

I docenti risponderanno alla vostra chiamata, il 17 maggio? Non avete paura di fare un autogol?

“Sono cinque sigle sindacali fortemente rappresentative. Qualche preoccupazione se la dovrebbero creare al Ministero. Noi non abbiamo paura di autogol, andiamo avanti a gamba tesa. Se ci saranno proposte serie le prenderemo in considerazione e le valuteremo. Le favole sono finite, siamo disposti a parlare solo di fatti concreti”.

 

17 Apr 2019 – 6:59 – Vincenzo Brancatisano

Leggi l’intervista su Orizzonte Scuola

Con Decreto Dipartimentale del 27.03.2019, il M.I.U.R. ha pubblicato l’elenco degli ammessi alla prova orale del Concorso per il reclutamento di Dirigenti Scolastici.

Si ravvisano motivi di illeceità in merito allo svolgimento delle prove scritte e precisamente:

1. Prova non unica a livello nazionale;
2. Prova non simultanea;
3. Disparità di trattamento tra i concorrenti determinata dalla non univoca interpretazione  dell’espressione “testi di leggi”;
4. Prova scritta strutturata con simulazione di “casi” e non con quesiti aperti;
5. Programma informatico non adeguato, che ha evidenziato le seguenti disfunzioni: funzione “Taglia, copia e incolla” disabilitate, ecc..;
6. Criteri di attribuzione delle commissioni non resi noti

L’Ufficio legale propone un ricorso collettivo dinanzi al TAR Lazio, la documentazione da predisporre è la seguente:

1. scheda di adesione sottoscritta in originale;
2. procura alle liti in duplice copia sottoscritta in originale;

(clicca qui per la compilazione della scheda di adesione e la procura alle liti)

3. copia attestato di partecipazione alla prova scritta;
4. copia degli elaborati scritti;
5. copia dei verbali relativi alle operazioni di correzione e di valutazione degli elaborati;
6. copia documento di riconoscimento.

in merito ai punti 4. e 5. il ricorrente dovrà – inviare instanza di accesso agli atti ai sensi della legge n.241/90 al Miur e all’USR dove è stata svolta la prova (scarica fac-simile).

La documentazione deve essere consegnata in originale entro il 10 Maggio 2019 alla Segreteria Provinciale S.N.A.L.S. di appartenenza, al seguente link le informazioni e orari delle sedi : https://www.snals.it/struttura-territoriale.snals

Il 12 aprile 2019, a Bari, i sindacati del comparto Istruzione e Ricerca, hanno incontrato centinaia di RSU e delegati di scuola tutti concordi nell’esprimere il netto dissenso nei confronti del progetto di autonomia differenziata, figlio di una visione egoista e autoreferenziale della crisi che rischia di abbattersi come un autentico terremoto sull’intero comparto dell’istruzione e ricerca.

Dai numerosi interventi è emersa netta e chiara la consapevolezza che regionalizzare la scuola pubblica significa:

  • introdurre Integrazioni salariali differenziate regionalmente;
  • Indebolire il Contratto nazionale dei lavoratori della scuola attraverso differenziazioni stipendiali e di lavoro;
  • Eliminare l’autonomia scolastica e consegnarla alla volontà politica regionale;
  • regionalizzare gli organici per assumere i docenti con regole variabili da regione a regione;
  • regionalizzare la dirigenza scolastica;
  • regionalizzare i fondi regionali per l’edilizia scolastica ;
  • consentire che nascano istituti e studenti di serie A e di serie B a seconda della ricchezza delle Regioni;
  • Avere 20 sistemi scolastici, uno per ogni regione, con un inevitabile aumento del divario tra regioni più o meno ricche;
  • sottomettere le scuole alle scelte politiche ed economiche di ogni singolo Consiglio regionale.

I sindacati e il mondo dell’associazionismo pugliese chiamano pertanto alla mobilitazione il mondo della scuola, dell’università e della società civile per fermare un disegno politico disgregatore dell’unità e della coesione sociale del Paese: la scuola della Repubblica, che esprime l’interesse generale del Paese, deve continuare a essere a carico della fiscalità generale nazionale.

Venerdì 17 maggio il comparto “Istruzione e Ricerca” si ferma perciò per uno sciopero unitario nazionale visto che il ministro Marco Bussetti non ha dato risposte esaustive in merito alla nostra piattaforma unitaria a cominciare dalle risorse.

Chiediamo infine che il comparto “Istruzione e Ricerca” venga escluso da ogni tentativo di regionalizzazione e a tal fine abbiamo avviato anche una raccolta di firme nelle scuole e anche nelle piazze, cominciando con un banchetto sabato 13 marzo alle ore 17.00 in corso Vittorio Emanuele a Bari.

L’istruzione deve rimanere un sistema nazionale e non crediamo che i problemi si risolvano con il passaggio di competenze alle singole regioni, nè che docenti e personale amministrativo possano essere pagati diversamente in base a dove lavorano. Temi come salario, diritto all’istruzione e stabilizzazione dei precari, riguardano l’Italia intera.

Elvira Serafini

Alla Tecnica della Scuola, Elvira Serafini, a capo dello Snals, rincara la dose: “Il tempo delle favole è finito, vogliamo atti concreti da parte del Miur. Il ministro, pur rispettando le nostre posizioni, ha rinviato tutto ad un intervento del Consiglio dei Ministri. Per gli aumenti degli stipendi, purtroppo, non credo che siano soldi sufficienti. Non ci faremo illudere, però, da vaghe promesse della politica”.

Timore di strumentalizzazioni della politica con sciopero generale a ridosso delle Europee? (in programma il 26 maggio)

“No, non credo e spero anche che le forze politiche facciano la stessa cosa. Noi scioperiamo contro la regionalizzazione e per una maggiore considerazione da parte della politica. Non possiamo andare avanti e spero che dal governo non ci siano solo vaghe parole”.

intervista di Tecnica della Scuola  di  Andrea Carlino del 09/04/2019

Il Decreto “concretezza”, passato alla Camera dei Deputati, introduce nuove modalità di controllo della presenza in servizio del personale ATA e impone per la prima volta ai Dirigenti scolastici la registrazione della presenza in servizio con il sistema delle impronte digitali.

Per lo Snals-Confsal si tratta di una evidente violazione delle vigenti norme contrattuali che regolano il rapporto di lavoro dei dirigenti scolastici. L’orario di lavoro dei dirigenti scolastici è regolato da criteri di flessibilità ed auto-organizzazione che riconducono alla complessità della gestione unitaria delle scuole autonome, connotata da esigenze di assolvimento di compiti e funzioni che devono essere svolti dentro e fuori le sedi scolastiche, che tra l’altro non sono uniche, per le relazioni territoriali finalizzate alla realizzazione delle attività collaborative previste dal DPR 275/99.

Ovviamente valutiamo positivamente l’esclusione dei docenti dagli obblighi di registrazione della presenza, ritenendo l’orario di servizio dei docenti assolutamente coincidente con l’attività di insegnamento in classe e quindi non attestabile dalla semplice presenza in servizio.

Ci stupisce poi l’assoluto silenzio del Miur sulla questione, dal momento che una minima conoscenza del funzionamento delle scuole avrebbe evitato il grossolano errore in cui è incorso il legislatore.

Tra l’altro ci incuriosisce conoscere la spesa necessaria per attrezzare le quasi 60000 sedi scolastiche con le attrezzature necessarie per applicare le nuove disposizioni, senza parlare delle misure di protezione dei dati personali e biologici che confluiranno in banche dati prossime a creare i presupposti di una schedatura di massa del personale della scuola.

Rivendichiamo la prevalenza del contratto sulla legge nelle materie che regolano il rapporto di lavoro e chiediamo un urgente incontro al Miur per bloccare l’approvazione delle nuove norme sul controllo della presenza dei dirigenti scolastici e del personale ATA.

 

 

 

Roma, 9.04.2019. La Confsal in sede di audizione al Senato della Repubblica sul DDL n. 1122 recante “Deleghe al Governo per il miglioramento della Pubblica Amministrazione”, ha espresso la propria posizione rivendicando prioritariamente lo stanziamento di risorse adeguate per i rinnovi contrattuali 2019 – 2021.

In merito al DDL n. 1122, ritenendo non necessario un ulteriore intervento di “riforma” sul lavoro pubblico, ha espresso la propria contrarietà sulla visione da cui parte il Governo ovvero l’assunto, errato, che il “problema” siano i lavoratori pubblici; nel contempo rilevando che ancora una volta non si prende in considerazione l’ipotesi della necessità di “semplificare” la montagna di norme che sottendono al lavoro pubblico e di intervenire sui modelli organizzativi.

E che da tale assunto si muova, nei confronti dei lavoratori pubblici, un processo/progetto punitivo; nulla di quanto si propone pone l’accento su processi collaborativi. È prevalente, se non assoluto, il pensiero che dalla sola “competizione” possano esserci risultati migliori; una tesi, già proposta in passato, che non ha funzionato e sarà destinata al fallimento considerando in particolare lo stato attuale degli organici, dove si sconta una prolungata carenza di personale alla quale si sommano le uscite naturali (vedasi età media del personale) e l’effetto delle uscite per “Quota 100”: carenze alle quali non si riuscirà a dare copertura adeguata nonostante le previste assunzioni.

Questa, e per i prossimi anni, sarà la condizione di operatività nelle amministrazioni pubbliche: meno personale per fornire più servizi ed in questo contesto che sarebbe più utile spingere sulla “collaborazione” anziché sulla “competizione”.

Nello specifico abbiamo illustrato le seguenti considerazioni:

  • Sull’articolo 3: “Merito e premialità”
    1. Dalla incisività con la quale si intende operare sui sistemi di misurazione e valutazione riteniamo si deprima il ruolo dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, e chiediamo che per meriti e premialità le Amministrazioni intervengano con risorse proprie (reperibili nelle entrate delle singole Amministrazioni) senza incidere sulle risorse economiche già destinate alla Contrattazione collettiva nazionale e integrativa; e, per quest’ultima, chiediamo vengano abrogate le norme che impongono dei limiti all’entità delle risorse economiche.
    2. Relativamente alle progressioni di carriera e alla differenziazione della retribuzione accessoria non si contesta lo spirito della differenziazione, ma considerando le norme vigenti già abbastanza stringenti saremmo disponibili solo se l’intenzione del legislatore fosse quella di aprire a nuove opportunità, altrimenti sarebbe preferibile non toccare niente.
  • Sull’articolo 4: “Riordino disciplina della dirigenza”
    1. Apprezziamo la previsione di intervenire affinché vi siano concorsi riservati al personale dipendente. Realisticamente ci vorrà del tempo e in attesa che questo sia pianificato, riteniamo opportuno, oggi, un intervento di impatto utile a coprire le notevoli carenze di organico con la conclusione dei concorsi in essere e con l’attivazione immediata di concorsi che tengano conto di esperienze già fatte e di incarichi rivestiti, e delle valutazioni, negli ultimi dieci anni;
    2. Determinare sostanzialmente per legge il trattamento retributivo dei dirigenti vanifica totalmente i CCNL di riferimento e questo porta diritti verso la “pubblicizzazione” del loro rapporto di lavoro in antitesi con il “ruolo manageriale” che si sbandiera.
  • Sull’articolo 5: “Mobilità del personale”
    1. Facilitare i processi di mobilità del personale, anche attraverso l’eliminazione del preventivo nulla osta delle Amministrazioni, è un auspicio che condividiamo; potrebbe essere utile indicare una tempistica entro la quale concludere il processo garantendo certezze al dipendente e alle Amministrazioni il modo di organizzarsi;
    2. Relativamente al personale messo in “disponibilità” particolare attenzione occorre porre in merito alle proposte di ricollocazione affinché non diventino “pretestuose” ai fini della risoluzione del rapporto di lavoro;
    3. Ben venga l’apertura anche al personale non dirigenziale di poter vivere, nell’arco del rapporto di lavoro come dipendente pubblico, una esperienza nel settore privato.
  • Sull’articolo 6: “In materia di contrattazione collettiva”
    1. Esprimiamo un grande timore su una nuova definizione degli ambiti di intervento della legge e della contrattazione collettiva; è latente il rischio che si spinga verso una ripubblicizzazione del rapporto di lavoro svuotando ruolo e prerogative dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro sulla regolamentazione e gestione del rapporto di lavoro e sui trattamenti economici;
    2. Buona occasione sarebbe questa per equiparare il lavoro pubblico ai settori privati, ad esempio iniziando ad applicare anche ai dipendenti pubblici la stessa normativa sul salario accessorio prevista per i settori privati in tema di defiscalizzazione, così come sarebbe un grande passo abrogare l’attuale normativa sul posticipo e la rateizzazione dei Trattamenti di Fine Servizio comunque denominati;
    3. Un intervento di indirizzo che invece noi auspichiamo sarebbe di intervenire, a modifica e integrazione, sul Dlgs 165/2001 nella parte che obbliga i CCNL, in merito alla classificazione del personale, ad istituire almeno tre aree introducendo l’Area Quadri; in similitudine con quanto già esiste per i settori privati e lasciando ai CCNL la individuazione dei destinatari e il loro trattamento economico eliminando quanto si è fino ad oggi prodotto, unilateralmente per legge, in tema di attribuzione di incarichi specifici.