Non è più tempo solo di allarmismi ed indignazioni,non è più tempo di rattoppi che alterano la realtà o di orizzonti limitati . Esordisce così il segretario regionale Snals Vito Masciale riferendosi ai numeri che hanno fatto notizia nei giorni scorsi sul decremento degli alunni in Puglia. E prosegue: Questi numeri mi preoccupano ovviamente molto anzi moltissimo ma non mi sorprendono. Mi preoccupano come cittadino e come rappresentante del mondo scuola . Come cittadino perché a livello nazionale, sono decenni ormai che l’Istat ci comunica puntualmente un calo delle nascite ma di concreto cosa è stato fatto per invertire la rotta? È di qualche giorno fa, l’ultima previsione dell’Istat sul futuro demografico del Paese: dai 59,2 milioni di cittadini del 2021, secondo le stime saremo 57,9 milioni nel 2030, per scendere a 54,2 milioni nel 2050 e non voglio andare oltre nel tempo.. Tutto questo avrà conseguenze non solo per la scuola ma avrà un effetto domino sul paese : decrescita dell’economia con il crollo del pil, welfare in crisi con minor protezioni per i più fragili , entro il 2041 una famiglia su cinque non avrà figli , una popolazione sempre più anziana e sempre meno lavoratori rappresenterà un problema serio per il nostra sistema sanitario nazionale un vanto oggi a livello internazionale per gratuità e universalismo – ma che si sostiene attraverso i cittadini che pagano le tasse in proporzione al proprio reddito e con il pagamento dei ticket relativi alle prestazioni sanitarie da parte di chi non ha diritto all’esenzione. Se diminuiscono i lavoratori ,se non riparte la natalità, ci saranno meno persone che lavorano e, quindi, ci saranno meno persone che pagheranno le tasse, come riusciremo a rendere sostenibile il meccanismo? Crollerà il valore delle case perché se non nascono più bambini le città si spopolano e avendo il mercato immobiliare a disposizione una quantità maggiore di immobili, perderanno il loro valore. C’è poi la questione dello spopolamento di alcune aree del Paese. Se le città continueranno a essere in media densamente popolate, la denatalità in Italia secondo l’Istat colpirà soprattutto le aree rurale e il Mezzogiorno, dove già da decenni si verifica un forte esodo a favore del più produttivo Nord. Entro 10 anni andrà incontro a un calo demografico l’80 per cento dei Comuni per la bassa fecondità, ma anche per livelli migratori sfavorevoli per alcune realtà territoriali, per l’estero e per l’interno. E per i 1.060 Comuni che ricadono nelle aree interne, quelle montane e comunque lontane dal mare che si contraddistinguono per la distanza fisica dall’offerta di servizi essenziali, secondo l’Istat la condizione demografica sarà ancor più sfavorevole, con una riduzione della popolazione pari al 9,1 per cento, che sale al 10,4 considerando il solo Mezzogiorno.
Il calo di popolazione generale dipende anche da una diminuzione costante di migranti e stranieri che scelgono di vivere nel nostro paese. Oggi il fenomeno migratorio in entrata in Italia è visto prevalentemente come un problema di politica interna e di sicurezza nazionale . In realtà, ad oggi, dal punto di vista economico il lavoro dei cittadini stranieri in Italia vale 134 miliardi e incide per il 9 per cento sul prodotto interno lordo, secondo il Rapporto annuale 2021 sull’economia dell’immigrazione della Fondazione Leone Moressa. E se il trend della natalità italiana dovesse veramente confermare le attese, l’apporto degli stranieri (a prescindere da modalità di arrivo e provenienza) diventerà sempre più importante. Urge una seria svolta politica per la natalità per fronteggiare e vincere questo inverno demografico investendo risorse sui giovani creando opportunità di lavoro che permettano loro di poter fare programmi per il proprio futuro contemplando anche il progetto di metter su famiglia e fare figli sapendo di poter contare sul supporto dello stato sia intermini di servizi che di benefici economici. Servono politiche familiari sul modello francese e tedesco.
Ma il segretario Masciale non si limita ad una analisi puntuale e circostanziata sulle conseguenze della denatalità e lancia la proposta dello Snals per il futuro della scuola di Puglia.
Come uomo di scuola sono preoccupato perché le sorti della scuola sono strettamente intrecciate con quelle del paese. Senza scuola ,istruzione formazione non c’è futuro per il paese . Il numero di alunni è in calo e continuerà ad esserlo nei prossimi anni finchè non ci sarà una ripresa significativa della natalità che dopo 5 /6 anni approderà in classe. Intanto che si fa? Si deve provare a resistere e a migliorare l’esistente . Come ? Con varie azioni collegate fra loro.in maniera sinergica .Quando si parla di scuola vogliamo tutti una scuola di qualità :bene si può fare senza stravolgerla. Entro nel dettaglio: quest’anno l’organico rimarrà invariato ma sarebbe sufficiente diminuire il numero minimo di alunni per classe eliminando le così dette classi pollaio(una richiesta ultradecennali dei sindacati finora inascoltati dai vari ministri ) e sarebbero tante le conseguenze positive di qualità: assicureremmo i posti di lavoro, renderemmo il lavoro di insegnante /docente meno usurante , daremmo agli alunni più tempo ed attenzioni e tutto questo migliorerebbe il clima nelle scuole e forse gli episodi di scontro e di violenza diminuirebbero . I docenti potrebbero curare davvero una preparazione personalizzata per i loro alunni che a volte con i loro comportamenti inconsulti e inappropriati ad un abbiente scolastico non fanno altro che lanciare in realtà una richiesta di attenzione e di aiuto. Meno alunni in aula più facilità di dialogo, di rapporto, di creazione di comunità, più facilità nell’individuare problemi difficoltà e disagi fra gli alunni e nel dialogo con le famiglie.
Un altro dato è l’aumento gli alunni che necessitano di un docente di sostegno che non va letto come la nascita di un maggior numero di bambini con problematiche diverse ma bensì uno sviluppo delle neuroscienze che con le loro ricerche hanno permesso di individuare e far tutelare tutta una serie di specificità comportamentali e logico cognitive degli alunni mettendo così la scuola nelle condizioni di rendere anche per loro il diritto all’istruzione e ad una vita sociale ben inserita e pienamente attiva.. Con la normativa per gli alunni Bes tanti alunni e tante alunne hanno modo di essere aiutati a diventare cittadini attivi. Investiamo quindi risorse per incrementare i docenti specializzati anche al fine di poter dare a questi ragazzi il giusto sostegno e non una manciata di ore che servono ma non risolvono.
Evitiamo di perdere gli alunni che abbiamo ! il tasso di dispersione scolastica è al 17%!
La dispersione deriva da molteplici fattori:la “situazione socio-economica della persona, il sostrato formativo della famiglia, i fattori di attrazione del mercato del lavoro, il rapporto con la scuola e i con i programmi educativi offerti, le caratteristiche individuali e caratteriali della persona”e anche dal numero eccessivo di alunni che non consente di seguirli veramente individualmente uno per uno.
Sono in arrivo risorse del PNRR per la dispersione scolastica in attuazione della linea di investimento
1.4, finanziata dall’Unione Europea – Next Generation EU in PUGLIA arriveranno 43.131.439,89 €.
Un altro strumento a disposizione delle scuole dal prossimo anno se saranno rispettati i tempi previsti saranno i docenti tutor ed orientatori .E’ partito il conto alla rovescia per la pubblicazione del decreto che crea le figure del docente tutor e orientatore. Se i tempi saranno rispettati, entro aprile si potrà partire con i corsi di formazione programmati da Indire per i candidati tutor. Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (Cspi) ha recentemente approvato il decreto e la circolare che istituiscono la figura del docente tutor orientatore. Il nuovo ruolo è stato creato per sostenere gli studenti e le famiglie nella scelta consapevole del percorso scolastico, contribuendo alla riduzione della dispersione scolastica. Il decreto è il punto di partenza per l’attuazione di alcune novità delle Linee guida sull’orientamento scolastico. Attualmente, la figura del tutor è prevista solo per l’ultimo triennio delle scuole superiori, ma i vertici ministeriali ribadiscono che si tratta di una prima applicazione della riforma, che conta su 40.000 nuove figure e che sarà implementata negli anni successivi.
Ma tutto questo potrà incidere sul futuro della scuola solo se si rinnoverà l’alleanza scuola famiglia e perché questa alleanza si rinnovi io pensi che anche noi sindacati dobbiamo fare la nostra parte perciò per quanto riguarda lo Snals in Puglia da questo momento io invito al dialogo e al confronto le associazioni dei genitori e delle famiglie per dare vita ad una alleanza paritaria e costruttiva per il futuro della scuola e del paese e per fare squadra con loro oltre che con le altre compagini sindacali.La scuola da sola può fare tanto ma non tutto le famiglie idem. L’istituto della famiglia che vivono oggi tanti bambini e ragazzi non è sempre un’isola felice. Le famiglie vivono problemi vari : mancanza di lavoro, di salute, di tempo, di dialogo con una generazione sicuramente complessa. Spero possa partire da questa alleanza in Puglia una prassi operativa che si diffonda in altri territori. che .Sono sicuro che da tale alleanza la scuola in generale e ogni singola istituzione scolastica non potrebbe che trarre giovamento e l’azione comune nei confronti del Ministero potrebbe portare a risultati piu concreti in termini di cambiamenti perché rappresenterebbe le esigenze dei principali protagonisti della scuola; gli alunni e i lavoratori. E’ questo che intendevo quando parlavo di nuovi orizzonti conclude il segretario Masciale .
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