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Il giorno 28 maggio 2019 si è svolta la prima riunione del Tavolo tecnico presso il Miur per l’applicazione dell’Intesa Governo-Sindacati dello scorso 23 aprile, dedicata ai problemi dei settori Università, Ricerca e Afam.

Il dott. Chiné, Capo di Gabinetto del Ministro, ha introdotto i lavori prospettando l’ipotesi di proseguire la discussione su tre tavoli distinti per ciascun settore, allo scopo di trattare più approfonditamente le tematiche specifiche. Nel corso del suo intervento ha tenuto a precisare i confini entro i quali dovranno muoversi i tavoli tecnici, ai quali è chiesto di concorrere all’individuazione di soluzioni tecniche a problemi afferenti al comparto e non di avanzare richieste di risorse da investire nei settori.

Le OO.SS. si sono trovate concordi sull’ipotesi di separare in tre il Tavolo tecnico ed è stato preannunciato dall’Amministrazione che i lavori riprenderanno già dalla prossima settimana.

In un breve giro di opinioni, lo Snals Confsal ha enunciato le priorità per ciascun ambito di cui dovranno farsi carico i tre tavoli tecnici. Per l’Università e per la Ricerca la nostra delegazione ha espresso la necessità di eliminare gli elementi legislativi e i dispositivi che rendono l’utilizzo del fondo per il salario accessorio sempre più difficile, a partire dalla norma che dal 2004 dispone il taglio del 10% di tale fondo.

In particolare per l’Università queste stesse norme rendono difficile anche l’applicazione del contratto nella parte che permetterebbe la crescita professionale di una quota del personale in servizio. Viene tradito, così, lo spirito dell’autonomia budgetaria delle Università, mentre per gli Enti di ricerca si paventa una riduzione dell’accessorio a fronte di una crescita del numero degli addetti alla ricerca in seguito a processi di assunzioni e stabilizzazioni.

La nostra delegazione ha proseguito con la disamina dei principali problemi della sezione Afam: le difficoltà relative all’incompiutezza della riforma del settore (L.508/99), che ha inquadrato Conservatori, Accademie e Università nel medesimo sistema delle Istituzioni di Alta Cultura, ma – a distanza di vent’anni – mancano diversi decreti attuativi. Sono state inoltre illustrate le numerose criticità del DPR sul Regolamento sul reclutamento in discussione in parlamento, il cui iter non è ancora concluso, ma sul quale lo Snals Confsal ha presentato numerosi emendamenti in audizione al Senato, recepiti nella bozza attuale.

Lo Snals Confsal ha poi rappresentato per l’Afam l’esigenza di una politica di valorizzazione del personale docente e di equiparazione giuridica ed economica  ai docenti dell’università; la necessità di reperire i fondi per l’ampliamento dell’organico per il miglioramento dell’offerta formativa; l’incremento e la valorizzazione del personale amministrativo e tecnico per sostenere la gestione dei nuovi ordinamenti; una revisione del sistema della  governance e il superamento dei conflitti di competenza tra organi istituzionali; il riconoscimento giuridico per la spendibilità internazionale dei titoli rilasciati per l’inserimento nel mondo del lavoro; la statizzazione degli Istituti Superiori di Studi  Musicali (ex pareggiati).

 

In conclusione, il Miur ha chiesto di ricevere indicazioni scritte da parte delle OO.SS. circa le questioni prioritarie da approfondire su ciascun tavolo, al fine di organizzare un calendario dei lavori.

Il 21 maggio 2019, si è svolto presso la sede dell’Aran il primo incontro della Commissione Paritetica sul sistema di classificazione professionale del Settore Università coordinata dal dott. Mastrogiuseppe.

Alla riunione hanno partecipato la delegazione Snals-Confsal, le delegazioni delle altre OO.SS. e una rappresentanza di Aran, Crui e Codau.

Il dott. Mastrogiuseppe ha introdotto i lavori ricordando i compiti del tavolo tecnico che derivano da quanto stabilito dall’art. 44 del CCNL.

Lo Snals-Confsal ha sottolineato la necessità di un confronto celere considerato il ritardo con cui è partito ed nella prospettiva del rinnovo contrattuale.

La difficoltà dell’impegno è anche dovuta alla visione prospettica che bisognerà avere nell’affrontare il tema della revisione della classificazione del personale e di una ipotetica analisi di aree e profili che dovrà necessariamente prefigurare gli ambiti di sviluppo delle attività del personale universitario di comparto nel prossimo futuro oltre di quelle già in essere.

La delegazione dello Snals ha puntualizzato che è necessario valorizzare le funzioni correlate ai servizi degli studenti, alla ricerca estesa in ambito bibliotecario e alla internalizzazione.

Ciò deve passare anche attraverso la valorizzazione di percorsi di carriera che tengano conto dell’esperienza professionale maturata e dei percorsi formativi sia rispetto alle progressioni orizzontali che a ipotesi di verticalizzazioni.

Nel quadro dei nuovi profili che si stanno affermando, lo Snals ha ribadito la necessità di rafforzare il ruolo dei cosiddetti tecnologi in armonia con il necessario parallelo percorso legislativo.

La nostra O.S., infine, ha ribadito la necessità di creare nuovi percorsi di carriera anche al personale universitario che lavora presso le Aziende ospedaliero-universitarie superando i confini, ormai obsoleti, dell’ex art. 28 del CCNL e creando contemporaneamente percorsi non penalizzanti sul piano retributivo per chi desideri rientrare nell’ambito universitario puro.

A margine, tutte le OO.SS. presenti hanno criticato la recente Circolare del Ministero che non riconosce per il personale universitario di comparto, a differenza del personale docente, l’utilizzo del sistema dei punti organici, qualora le Amministrazioni vogliano sfruttare la quota del 20% per le assunzioni attraverso selezioni del personale in servizio che ne abbia titolo.

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Nel maxi-emendamento del disegno di Legge di bilancio approvato in Senato è stato introdotto un comma che rappresenta un grave problema per le assunzioni in alcuni ambiti della PA.

Il comma, di cui non diamo il numero in quanto il testo giunto alla Camera per l’approvazione definitiva non è ancora disponibile sul sito, recita così:

Per l’anno 2019, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, i Ministeri, gli Enti pubblici non economici, le Agenzie fiscali e le Università, in relazione alle ordinarie facoltà assunzionali riferite al predetto anno, non possono effettuare assunzioni di personale a tempo indeterminato con decorrenza giuridica ed economica anteriore al 15 novembre 2019”.

Questo testo è gravemente lesivo per le università italiane, dove si svolge gran parte della ricerca nazionale e dove esisteva una situazione già critica per lo scarso turn over.

C’è da augurarsi, paradossalmente, che i ricercatori non assunti possano almeno accedere al reddito di cittadinanza.